Cos’è la Public History? Cosa significa essere un Public Historian? Questa professione ha ottenuto un primo riconoscimento accademico negli Stati Uniti negli anni Settanta del Novecento. Si è poi diffusa in Europa a partire dall’Inghilterra e dalla Francia; da una decina di anni è stata codificata anche in Italia

1. Professione ponte: La Public History è una “professione ponte” tra un conoscenza storica e un pubblico. Il Public Historian deve essere in grado di relazionarsi con altre discipline e professioni costruendo ponti attraverso la condivisione degli elementi del passato con un pubblico di riferimento.

2. Metodo storico: Il Public Historian è una figura professionale che, operando sul mercato del lavoro e condividendo la stessa metodologia e responsabilità sociale dello storico tradizionale, contribuisce alla crescita della disciplina storica formulando nuovi interrogativi e ponendo nuove esigenze di ricerca, ma sempre in relazione a un pubblico.

3. Nuove fonti: La conoscenza del metodo storico è necessaria per leggere criticamente le fonti, e il Public Historian deve considerare anche fonti “non tradizionali” come quelle orali e digitali, potendo addentrarsi in altri ambiti disciplinari ma mantenendo sempre un alto rigore scientifico e rispettando la metodologia e l’etica dello storico.

«Nelle nostre società alle prese con crisi sociali, economiche e finanziarie, e con la perdita di centralità del sapere umanistico, la Public History tocca tutti noi e tutte le forme attive di promozione del passato nel presente»

Serge Noiret

Primo presidente dell'Associazione Italiana di Public History

4. Mostrare la storia nel suo farsi: Il Public Historian deve essere in grado di far comprendere e mostrare il processo con cui nasce la costruzione storica. Per questo il Public Historian deve mantenere alti livelli disciplinari e un buon rigore critico nel mostrare la complessità dei processi storici presi in esame.

5. Non solo divulgazione: Il Public Historian non si limita a divulgare un sapere, ma è chiamato metaforicamente a disseminare, con molteplici strumenti, la propria disciplina in un continuo rapporto con il suo pubblico.

6. Lavoro collettivo: Il Public Historian deve essere in grado di lavorare con molteplici profili disciplinari e professionali, conoscere il metodo storico, usare nuovi linguaggi e comprendere che la qualità di un Public Historian non è determinata solo dalla padronanza dei linguaggi.

7. Memorie collettive: Il Public Historian deve conoscere le specificità nazionali e le memorie collettive in cui lavora, essere consapevole di far parte di una collettività che decide cosa è storico, rapportarsi con una molteplicità di memorie pubbliche e riconoscere i luoghi di memoria come parte del patrimonio culturale, poiché questo processo è alla base della costruzione di una nuova memoria pubblica e ricalca l’essenza della storia come risultato del lavoro di diverse mani.

«Se fossi un antiquario non avrei occhi che per le cose antiche. Ma sono uno storico. Ecco perché amo la vita»

Henri Pirenne

8. Ripensare al presente: Il Public Historian è chiamato a decostruire gli stereotipi e le strutture memoriali acquisite, rendendole non scontate, e, pur rimanendo fermo nel rigore scientifico e nel metodo acquisito, deve entrare in relazione con ciò che pensa il pubblico senza adeguarsi ad esso, con l’obiettivo finale di ricostruire insieme al pubblico un modo di pensare il presente storicamente.

9. Storie controverse: Il Public Historian costruisce un’intima relazione con l’identità collettiva, approfondendo specificità locali e nazionali, indagando la storia delle diverse memorie, poiché su alcuni temi, specialmente quelli religiosi e politici dell’ultimo secolo, ci saranno certamente interpretazioni divergenti.

10. Uso civico della storia: Il Public Historian ha la responsabilità della verità e dovrà sempre fare un uso “civico” costruttivo della storia e non usare la storia come come clava per alimentare divisioni “politiche” e parziali.