Sul fronte orientale, dopo la Liberazione di Varsavia, l’Armata Rossa di Zukov si è diretta verso Cracovia, poi Katowice e, infine, Auschwitz, dove il 27 gennaio vengono trovati pochi sopravvissuti e i macabri resti dell’annientamento di un milione di ebrei. A ovest, intanto, le forze Alleate di Montgomery fanno il loro ingresso su suolo tedesco: l’8 febbraio 1945 ha inizio la campagna della Renania. Dai Balcani l’esercito di Tito marcia verso nord, puntando al confine italiano, mentre i gollisti premono sulle Alpi marittime. Hitler, ormai isolato nel bunker di Berlino, lancia ordini sempre più irrealistici. In questo clima, tra il 4 e l’11 febbraio, in una cittadina della Crimea chiamata Jalta si svolge una storica conferenza tra i leader delle potenze alleate: Churchill, Roosevelt e Stalin: qui vengono tracciati i futuri assetti geopolitici dell’Europa post-bellica.
In Italia, nonostante gli articoli della stampa di regime continuino a esaltare le eroiche resistenze tedesche su tutti i fronti ormai è evidente, anche a Mussolini, che la capitolazione della Germania appare inevitabile. Il fronte è bloccato da mesi lungo la Linea Gotica, mentre la popolazione lotta ancora contro la fame e il freddo. Il 10 febbraio 1945, le SS di Bologna prelevano dal carcere di San Giovanni in Monte 53 prigionieri, tra partigiani e antifascisti, e li giustiziano nei pressi della stazione di San Ruffillo, occultandone i corpi. Si tratta della strage con il maggior numero di vittime in Italia nel mese di febbraio, inserita in una sistematica logica di eliminazione da parte delle forze tedesche che si preparano a una ritirata.
Milano intanto è ancora martoriata dai bombardamenti Alleati: vivido è il ricordo di quel tremendo 30 gennaio in cui circa 150 persone persero la vita in due episodi avvenuti a Bollate e a Zibido San Giacomo a causa del mitragliamento da parte di uno squadrone delle Forze Aeree Alleate di un convoglio ferroviario nel primo e di una corriera nel secondo caso. Sono anche i giorni in cui il famigerato velivolo “Pippo” passa al setaccio il territorio tra Monza e Lodi. Memorabili le agitazioni degli operai contro l’ordine di continuare la produzione anche sotto la minaccia delle bombe. La pressione dell’occupante e del fascismo collaborazionista è palpabile, al Campo sportivo Giuriati (zona Lambrate) dopo la strage del 14 gennaio, il 2 febbraio un plotone d’esecuzione composto da agenti della Legione Arditi di Pubblica Sicurezza “Pietro Caruso” fucila 5 gappisti tra cui il comandante Luigi Campegi. Anche i tedeschi infliggono duri colpi alla Resistenza catturando il maggiore Pieri (capo di Stato Maggiore del CVL), il tenente Beolchini (capo del SIM) e, più tardi, il comandante Sogno (della “Franchi” al servizio degli Alleati britannici).

Il 3 febbraio 1945 alla fine di via Airaghi (presso l’odierna Acquatica) vengono giustiziati dai militi della Muti, dopo atroci torture, i giellisti Maria Cantù e Angelo Finzi.
In risposta, come già avvenuto all’inizio dell’estate dell’anno precedente, l’iniziativa partigiana si intensifica. Il 15 febbraio 1945 vengono aggiornati i piani militari cittadini per l’Insurrezione generale. Pochi giorni dopo, Leo Valiani, in rappresentanza del Partito d’Azione, propone la creazione di un organismo specifico per dirigere e coordinare la fase insurrezionale. Nel frattempo, il CLNAI avanza l’idea di costituire un CLN per Milano e i suoi sobborghi, assegnando inoltre ai partiti dell’arco antifascista le future cariche apicali nelle principali città del Nord, tra cui Bologna, Genova, Torino e Venezia. Il terrore resta palpabile anche nel territorio del Settore Magenta: due persone sono giustiziate ai margini di una strada tra Baggio e Quinto Romano, e i loro corpi abbandonati nel terreno fangoso e gelato dei primi giorni di febbraio. I loro nomi sono Maria Cantù e Angelo Finzi, accomunati dall’adesione alle formazioni Giustizia e Libertà già nelle prime fasi della guerra di Liberazione. Il 4 e il 10 febbraio finiscono i loro giorni nei campi Gusen e Dachau rispettivamente Luigi Luinetti, abitante a San Siro, e Domenico Di Bari, abitante a Baggio. Entrambi arrestati e deportati nel 1943 per ragioni politiche il primo e militari il secondo. La guerra civile raggiunge un nuovo punto di massima intensità, le retate e gli arresti sono quotidiani, l’operaio della Borletti Augusto Monari, abitante in piazza Wagner viene fucile in quella piazza il 13 febbraio e pochi giorni dopo, il 24 febbraio, anche il grande intellettuale e dirigente comunista Eugenio Curiel viene assassinato dai militi delle Brigate Nere in piazza della Conciliazione. L’elenco dei decessi nelle file della Resistenza inizia a gonfiarsi esponenzialmente, mentre il 3 marzo, a Lugano, le SS italiane iniziano a trattare in segreto le condizioni della resa.