All’inizio del 1945 tutte le connessioni strategiche e le esperienze organizzative maturate negli anni di militanza clandestina appena trascorsi trovano il loro snodo cruciale. Gli Alleati, in attesa di riprendere l’offensiva contro i nazifascisti sulla Linea Gotica, intendono sfruttare l’appoggio militare della Resistenza. Il 12 dicembre 1944 al comando delle forze Alleate in Italia (AAI) all’inglese Alexander succede l’americano Clark ed è proprio dalla voce di quest’ultimo che un radiomessaggio a partigiani e patrioti ha promesso il massimo appoggio possibile al fine comune di scacciare l’oppressore dal suolo italiano, ma senza concedere, per il momento, quel riconoscimento politico di autorità che il CLNAI rivendica nella futura ricostruzione. Intanto, fermata la controffensiva tedesca nelle Ardenne a occidente e con l’avanzata dell’Armata Rossa sul fronte orientale la sconfitta della Germania appare inevitabile.

I primi giorni di gennaio il movimento Resistenziale è decimato, con circa 30.000 presenze ancora in armi registra i numeri di unità più bassi dall’inizio della primavera dell’anno precedente: rastrellamenti e ritorsioni da parte delle forze nazifasciste sono spietate e all’ordine del giorno. Il 14 gennaio 1945, al Campo Giuriati di Milano, si consuma uno dei più gravi episodi di rappresaglia nazifascista in città contro nove giovani operai, alcuni dei quali esponenti del Fronte della Gioventù, altri inquadrati nel movimento sappista. Il giorno seguente, dai sotterranei della Stazione Centrale, in corrispondenza del famigerato binario 21, parte l’ultimo dei convogli carico di ebrei, e probabilmente di oppositori politici, per il campo di transito di Bolzano.

La scritta INDIFFERENZA che accoglie e fa riflettere i visitatori al Memoriale della Shoah di Milano.

Nel Settore Magenta, intanto, le azioni partigiane annotate nei Bollettini delle brigate si susseguono. Leggiamo, a campione, che il 22/23 dicembre 1944 tutto il territorio è interessato da lanci e affissioni di manifestini da parte di alcuni dei nove distaccamenti della 112a SAP, o che il 12 gennaio 1945, il primo distaccamento, con base alle Case Minime di Baggio, esegue la distruzione di cavi telefonici, interrompendo le comunicazioni dei vari depositi e magazzini delle Forze Armate tedesche e repubblichine. Leggiamo che nelle ore serali del 7 gennaio 1945 Squadre Giovanili aggregate alle 44a Matteotti lanciano manifestini e stampa clandestina tra corso Vercelli, piazza Piemonte e piazza Sicilia: scritte incitanti all’Insurrezione contro l’oppressore nazifascista venivano apposte su vari muri. Infine, piccoli gruppi delle Brigate Liberali (o Risorgimento), la sera del 2 gennaio 1945 fermano un’autovettura tedesca sulla strada per Baggio e, due giorni dopo, fermano il milite Penati Enzo nei pressi di Baggio con conseguente disarmo e ritiro tessere.

Tre sono i caduti legati al nostro territorio che ricordiamo questo mese. Nessuno di loro però si trovava a Milano, poiché erano tutti già stati arrestati e deportati nella prima metà del 1944. Primo di loro è Ezio Battaglia, giovane operaio antifascista della Borletti e residente in via Tracia (quartiere San Siro), arrestato nel giugno 1944, muore l’8 gennaio 1945 nel campo di Dachau. Il secondo è Luigi Apoca, operaio trentanovenne alla Caproni e residente in via Lomellina (quartiere Forlanini) ma ricordato tra i caduti di Baggio, arrestato subito dopo gli scioperi del marzo 1944, muore il 17 gennaio 1945 nel campo di Mauthausen. Infine, Antonio Gentili, tra le più significative personalità del movimento Resistenziale nel nostro territorio. Originario dell’Isola d’Elba si era trasferito in cerca di lavoro a Milano con la famiglia: la sorella Anna Gentili in Cazzuoli è impegnata nella Resistenza e coinvolta nei locali Gruppi di Difesa della Donna. Qui viene assunto alla OM, all’Innocenti, alla Breda e infine alla Salmoiraghi, continuamente licenziato per ragioni del suo manifesto antifascismo. All’indomani dell’Armistizio si unisce alle prime bande militari clandestine nel territorio di Lecco. Dopo essere rientrato a Milano è comandante di un distaccamento o GAP con il nome di battaglia “Spartaco”: arrestato nell’ambito dello smantellamento dell’organizzazione gappista del febbraio 1944 viene deportato sotto falso nome prima a Fossoli, poi a Bolzano e infine a Mauthausen dove finisce i suoi giorni il 17 gennaio 1945 nel sottocampo di Gusen.

La pietra d’inciampo per Antonio Gentili posata nel 2020 in via Paravia, 84.

Il clima rigido e la scarsità di risorse spingono le forze partigiane a cambiare strategia: inizia la cosiddetta “pianurizzazione”. Questo trasferimento verso le pianure mira a colpire obiettivi strategici come infrastrutture, vie di comunicazione e centri abitati. Le azioni di sabotaggio si intensificano, così come i contatti con la popolazione civile. Ha inizio l’ultima fase della Resistenza che, combinata con l’avanzata Alleata da sud, condurrà alla tanto attesa Insurrezione generale. Nel frattempo, però, la popolazione, soprattutto nelle campagne, continua a combattere la fame e il freddo. Il terrore resta palpabile: due corpi lasciati ai margini di una strada nel terreno fangoso e gelato dei primi giorni di febbraio 1945 ne sono una macabra testimonianza tra Baggio e Quinto Romano.

Fotoricordo di Antonio Gentili (1922-1945), tra le più significative personalità della Resistenza dell’Ovest Milano.