Eravamo sintonizzati sulle frequenze di Radio Bari e sulla trasmissione “Italia Combatte”, quando il 13 novembre 1944 il generale Harold Alexander si è rivolto ai patrioti impegnati nella Resistenza, ordinando la sospensione delle operazioni militari su vasta scala che avevano caratterizzato l’estate. Tuttavia, tra Viareggio e Rimini, lungo la Linea Gotica, i combattimenti proseguono: le liberazioni di Ravenna e Faenza, avvenute nel dicembre 1944, segnano l’ultimo sussulto prima della stasi invernale. In quei giorni alcuni rappresentanti dei partiti antifascisti nelle zone occupate (Parri, Sogno, Pajetta e Pizzoni), riuniti nel CLNAI, si recano clandestinamente a Roma per prende accordi con il Governo italiano, rappresentato da Ivanoe Bonomi, e con il Comando Supremo Alleato, guidato da Henry Maitland Wilson. Al centro delle trattative, siglate il 7 dicembre 1944, vi sono gli aiuti finanziari, gli ambiti di intervento politico e il ruolo dell’esercito partigiano (CVL), sotto il comando di Raffaele Cadorna.
Nel Nord Italia, la repressione contro la Resistenza si intensifica drammaticamente, raggiungendo il suo apice. A dicembre, le zone libere dell’Alto Monferrato, dell’Alto Tortonese, della Carnia e dell’Alto Friuli, già duramente colpite dai rastrellamenti, sono costrette alla resa. Tra il 14 e il 23 dicembre, sul Monte Sabbiuno, in provincia di Bologna, si consuma uno degli episodi più sanguinosi del mese: 58 persone, in gran parte partigiani, vengono prelevate dal carcere di San Giovanni in Monte e giustiziate dalla SiPo, la Sicherheitspolizei (polizia di sicurezza).
Tra i caduti di questo periodo del Settore Magenta di Milano ricordiamo Giovanni Reveane, residente a Belluno e commemorato sul monumento di via Mar Jonio (San Siro). Inquadrato nel Corpo degli Alpini in Veneto, dopo l’Armistizio, si unisce alle prime organizzazioni Resistenziali attive nella valle del Vajont e nel Cadore. Arrestato durante un rastrellamento in Valcellina nei primi giorni di settembre 1944 viene deportato in Austria, nel campo di concentramento di Ebensee, dove muore “in quarantena” il 5 dicembre. Un altro caduto del nostro Settore di questo periodo è Carlo Battaglia, residente in via Gulli e commemorato sul monumento di piazza Stovani. Costretto all’inquadramento di leva nelle forze militari della RSI, approfittando di un ricovero presso l’Ospedale Militare di Baggio all’inizio dell’estate 1944, fugge verso la Valtellina. Qui, tra la Valtellina e la Val Taleggio, si unisce a una formazione Garibaldi che opera nella zona. In seguito a un attacco nazifascista viene catturato e fucilato, con altri nove compagni di lotta, presso il cimitero di Barzio (Lecco) il 31 dicembre 1944.

Carlo Battaglia (Milano, 20 ottobre 1924 – Barzio, 31 dicembre 1944) residente in via Gulli e ricordato sul monumento di piazza Stovani a Baggio.
Tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, mentre gli apparati della Repubblica Sociale Italiana tentano di ristabilire il controllo sulle città, appellandosi all’unità morale degli italiani, avviene la cattura di numerosi comandanti e commissari. Le forze della Resistenza vedono il proprio organico ridursi di quasi la metà, stabilizzandosi attorno alle 50.000 unità, il livello più basso registrato dopo oltre sei mesi di guerra. Tra gli episodi più rilevanti, va ricordato l’assassinio, avvenuto il 9 dicembre, di Sergio “Marco” Kasman (PdA), capo di stato maggiore del Comando Piazza del CVL di Milano. Intanto a Milano il fascismo sociale repubblicano prova a compattarsi un’ultima volta attorno alle sue figure di riferimento. Lo stesso Mussolini, nel celebre discorso al Teatro Lirico del 16 dicembre 1944, ha citato “armi nuove” tali da ristabilire l’equilibrio bellico. Nell’ultimo “bagno di folla”, in una Milano già stretta nella morsa del gelo, vengono realizzati alcuni celebri scatti che lo ritraggono, con Pavolini e Barracu, in via Rovello, di fronte alla sede della Legione Autonoma Mobile “Ettore Muti”.

Chiavari (Genova), busto bronzeo di Sergio “Marco” Kasman capo di stato maggiore del Comando CVL di Milano ucciso in piazza Lavater a Milano il 9 dicembre 1944.
Lo stesso giorno, 16 dicembre 1944, è iniziata anche la Battaglia delle Ardenne, l’ultima grande offensiva lanciata dalle forze tedesche sul fronte occidentale durante la Seconda Guerra Mondiale. Sfruttando la densa foresta per mascherare i movimenti delle truppe l’esercito tedesco attacca di sorpresa le forze alleate presso gli attuali confini di Belgio e Lussemburgo. L’obiettivo era di dividere le linee alleate, riconquistare il porto di Anversa e indebolire il morale delle forze nemiche. Nella crisi generale si afferma una nuova geografia della Resistenza, la montagna, a causa del clima rigido, diventa inospitale e si assiste così a una “pianurizzazione” in vista di un’insurrezione che sembra ancora lontana,