Lapidi e monumenti, con la loro silenziosa presenza, ci ricordano quotidianamente eventi e persone che hanno fatto parte della storia delle nostre città. Sono come cicatrici scavate, insieme alla toponomastica, nel solco della pietra e contribuiscono a costruire un sistema di riferimenti condiviso. Anche nei nostri quartieri non è difficile imbattersi in testimonianze legate alla Seconda Guerra Mondiale e, in particolare, a quei venti mesi compresi tra il settembre 1943 e l’aprile 1945 in cui i milanesi hanno convissuto con l’occupazione nazifascista nella cornice della Repubblica Sociale Italiana. Anzi, possiamo dire che i riferimenti ai caduti della Resistenza siano proprio le presenze più capillari.
Il CLN rionale di Baggio (maggio/giugno 1945). Nella fila bassa a partire da sinistra: Carlo Boni “Colombo” e Nino Soncini (Partito Repubblicano), Giovanni Balestri “Italico” (Partito Socialista), Angelo Corti “Rosa” (Partito Comunista Italiano) e Vittorio Dell’Era “Ugo” (Democrazia Cristiana). Nella fila superiore, al centro, con una vistosa pelata, il socialista Cesare Stovani (già sindaco di Baggio tra il 1920 e il 1923) che sarebbe morto il 24 luglio di quell’anno e accanto a lui Giuseppina Locatelli (o Renata Agosti) in rappresentanza dell’Unione Donne Italiane. Tra i quattro non riconosciuti ci sarà certamente anche un rappresentante del Partito d’Azione e del Partito Liberale, che con i precedenti completavano le formazioni aderenti al CLN Rionale.
Tra i confini del Municipio 7 infatti sono settantotto le donne e gli uomini che hanno perso la vita nella Resistenza e nella Liberazione. Un numero destinato a salire se a questo includiamo i nominativi dei caduti ricordati sulle lapidi delle grandi fabbriche del nostro territorio (ATM, Fratelli Borletti e Isotta Fraschini), le famiglie di origine ebraica che non hanno più fatto ritorno dai campi di concentramento, o i soldati delle nazioni del Commonwealth che hanno combattuto per la Liberazione nella Campagna d’Italia e che sono sepolti a pochi passi da Trenno. Le loro vicende sono tutte in qualche modo intrecciate e sono state oggetto di un’accurata indagine storica raccolta in un volume intitolato “Resistenza e Liberazione tra città e campagna a Ovest di Milano” appena pubblicato dall’ANPI che ha ottenuto il patrocinio del Municipio 7 di Milano, della Cooperativa Degradi, di Coop Lombardia e di PopHistory ETS.
Per far conoscere e magari stimolare lettrici e lettori a cercare, tra le vie e le piazze, i riferimenti a questa immensa e densissima storia, ho proposto a Il diciotto di pubblicare una sorta di rubrica mensile in cui ripercorrere gli anniversari salienti, a ottant’anni di distanza, fino all’appuntamento di aprile 2025. Tanti sono già i riferimenti di cui l’ottantesimo è alle spalle, a partire da quella del primo caduto della Resistenza nel nostro territorio: Arioli Domenico, residente all’incrocio tra via delle Forze Armate e via Primaticcio, il suo nome compare sul monumento di piazza Stovani. Marinaio di leva, abbandona l’esercito dopo l’Armistizio e a metà novembre 1943 prende parte a una delle prime azioni campali della Resistenza militare in Lombardia, sul Monte San Martino di Varese, al termine della quale, il 17 novembre 1943, è catturato e fucilato.
Foglio di riconoscimento di qualifica partigiana (RicomPart), conservato all’Archivio Centrale dello Stato, che contiene i dati del caduto Rino Sisti.
Impossibile ripercorre in questo breve contributo i dettagli di ogni biografia, per questo dal prossimo numero sarà dato spazio solo a loro. Tra gli anniversari ormai alle spalle ci preme ricordare, in ordine cronologico, quello di Benedetti Dionigi, abitante in via Abbiati (San Siro), deportato nel campo di concentramento e lavoro di Mauthausen (Gusen) per ragioni politiche, il suo decesso è registrato il 2 aprile 1944. Altro anniversario da ricordare in questo periodo è relativo all’assassinio di Sisti Rino, abitante presso la Cooperativa di Quinto Romano, a 21 anni è fatto prigioniero dai tedeschi come Internato Militare, ma inquadrato nelle forze regolari torna in Italia per tentare di unirsi alle formazioni Resistenziali. Trasferito a Torino fugge dalla caserma e raggiunge la val Sangone dove tra il 12 maggio 1944 è vittima di uno scontro armato con le SS, la Wermacht e la GNR impegnate in un massiccio rastrellamento.
Fototessera di Rino Sisti allegata alla biografia dattiloscritta da Luigi Sisti (fratello?) e inviata all’Associazione Partigiani d’Italia di Milano il 9 febbraio 1946.
Si tratta di un periodo denso di questioni e problematiche che intrecciano, come in un castello dai destini incrociati, storie di caduti ma anche di persone sopravvissute. A loro è dedicato l’ultimo capitolo, perché sarebbe impossibile comprendere questa storia senza parlare di persone come Fighetti Emma o Vegetti Loris (volendo fare solo due nomi, ma l’elenco è molto più lungo). Un periodo che ci ricorda cosa significa la pace e l’importanza di non rendere banali le conquiste di cui possiamo godere, e a proposito di pace lunedì 8 aprile, è stato presentato il premio “La pace motore della storia, la guerra come narrazione” in 200 euro in buoni Hoepli, promossa dalla sezione ANPI “Eugenio Curiel” che ha interessato le classi terze, quarte e quinte dell’Istituto Moreschi e “I giochi della pace”, due giorni di inclusione, socialità e sport, in programma il 13 e il 14 aprile nell’area giochi di via Dezza a Milano organizzati con il Patrocinio di Municipio 7. Presenti il vicepresidente del Municipio 7, Manuel Sciurba, e l’autrice e giornalista Federica Seneghini. L’unione di cultura e sport sono due elementi con cui promuovere la cultura della pace, di cui tanto c’è necessità.