A fine agosto 1944, con l’arrivo del generale Raffaele Cadorna al Comando del CVL (il Corpo militare partigiano) in sostituzione di Giuseppe Bellocchio, posto alla guida del Comando Piazza Milano, la Resistenza urbana ed extraurbana aveva definito la propria organizzazione unitaria che manterrà fino all’alba dell’Insurrezione. Nel contesto cittadino, oltre alle SAP Garibaldi si andavano costituendo, più o meno ufficialmente, anche le formazioni Giustizia e Libertà, le formazioni Matteotti e le formazioni del Popolo. In parallelo anche i Gruppi di Difesa della Donna, organizzazioni unitarie dotate di un proprio organo di stampa clandestino, andavano espandendosi fino a venire inclusi proprio in questa stagione sotto la competenza del CLNAI (il più alto coordinamento politico antifascista nell’Italia occupata). Il 14 settembre 1944 nell’ambito della predisposizione del primo piano per la futura Liberazione di Milano la città viene ripartita secondo la giurisdizione mandamentale usata dalla vigilanza urbana in otto settori operativi: Duomo (i cui confini corrispondono alla vecchia cerchia dei Navigli), Sempione, Garibaldi, Venezia, Vittoria, Vigentino, Ticinese, Magenta (il quadrante di riferimento dei quartieri a ovest di Milano). In questo modo e fino alla Liberazione a ogni formazione di base è assegnato il proprio settore di competenza.

Planimetria della città di Milano suddivisa dal Comando Piazza in otto settori (linee rosse). A partire da sinistra in senso orario: Magenta, Sempione, Garibaldi, Venezia, Vittoria, Vigentino, Ticinese. Al centro il Settore Duomo. Archivio Istituto Nazionale “Ferruccio Parri”.
A testimonianza dell’espansione del partigiano urbano e delle sue ramificate reti nei quartieri del nostro territorio ricordiamo il figinese Anselmo Montoli, un contadino di 26 anni, molto probabilmente renitente alle chiamate nell’esercito dell’RSI e quindi nascosto presso la famiglia e protetto dalla rete della 44a Brigata Matteotti (con sede a Lampugnano ma la cui competenza si estende lungo la via Novara). Il 30 settembre 1944 è al lavoro nei campi quando viene freddato, forse in un tentativo di fuga, da un reparto delle Brigate Nere, impegnate in attività di rastrellamento. Un’altra testimonianza ci deriva dalla vicenda di Fernando Soragna, uno sbandato di 22 anni residente alle Case Minime di Baggio, a capo di una piccola formazione autonoma operante nel territorio a sud della città ma legata in qualche modo alla 112a SAP Garibaldi. Coinvolto in una scia di furti e omicidi nelle campagne attorno a Zibido San Giacomo (sulle cui moralità ci riserviamo il dubbio delle fonti) il 29 settembre 1944 viene catturato e, trovato in possesso di un piccolo arsenale, giustiziato dalle Brigate Nere ad Assago con altri sette civili.

Via Fratelli Zanzottera, la lapide ricorda i tre caduti della Resistenza di Figino, tutti giovani contadini renitenti.
L’inizio dell’autunno 1944 segna anche la fase più matura dell’esperienza delle Zone Libere Partigiane (erroneamente definite come Repubbliche Partigiane) che avrebbero dovuto fungere da avamposti per la Liberazione del nord Italia. Infatti, tra settembre e novembre si assiste all’istituzione di Zone più strutturate, rispetto alle esperienze di giugno e luglio, e caratterizzate da interventi amministrativi più complessi; si veda il caso della Carnia, delle Langhe e dell’alto Monferrato. Ancor più rappresentativo per i legami con Milano è il caso della Zona Libera delle Valli dell’Ossola (9 settembre – 23 ottobre) con sede a Domodossola. Intanto, dopo la Liberazione di Rimini (21 settembre) l’offensiva Alleata si assesta sulla Linea Gotica e l’azione del terrorismo nazifascista trae nuovo vigore (si vedano gli eccidi di Monte Sole e Marzabotto): comincia così il periodo più critico del partigianato locale. In città, la popolazione è fiaccata dai coprifuochi, dalla fame e dal freddo incombente, e il drastico calo di produzione per mancanza di materie prime e combustibile svuota di ogni potere contrattuale le continue lotte di fabbrica. Il 20 ottobre 1944 la città è scossa da uno dei più massicci bombardamenti Alleati: con l’obiettivo di colpire alcune fabbriche strategiche per la produzione bellica gli ordigni cadono anche sui quartieri di Turro, Gorla (206 vittime alla scuola elementare “Francesco Crispi”), Precotto e sul quadrilatero di San Siro (35 vittime tra gli inquilini), il totale delle vittime, molte delle quali bambini, ammonta a 614.
Tra i caduti della Resistenza, tutti ventenni, legati al nostro territorio in questo denso periodo ricordiamo Attilio Miazzo, elettricista residente in via Preneste, caduto in un’azione di guerra contro la Heer-Wehrmacht il 17 ottobre 1944 a Briga Alta (Cuneo). Sergio Papi, studente di ingegneria residente in via Costanza, fucilato in Germania come disertore dalla Divisione “Littorio” al campo di addestramento di Münsingen il 19 ottobre 1944. L’alpino Emilio Pietragrua, studente universitario e geometra del Comune di Milano residente in piazza Giulio Cesare, arrestato dai tedeschi in un rastrellamento dell’alta Valle d’Aosta e fucilato il 12 novembre 1944 alla caserma Chiarle di Aosta.