Licenziati in tronco, all’unanimità. I Consigli Comunali di Baggio e Sellanuova riuniti il 31 maggio 1863 hanno decretato l’esito di una catena di vicende ritenute inammissibili. Protagonisti i maestri della scuola elementare di Baggio, il Signor Marelli Giovanni docente della scuola maschile e la Signora Barbieri Giuditta docente della scuola femminile. Purtroppo accade ancora oggi di leggere articoli riguardanti il comportamento, non sempre esemplare, tenuto da educatori e insegnanti ai danni di bambini e adolescenti.

Quel 1863 sarà ricordato come un anno ricco di avvenimenti. Abramo Lincoln aboliva la schiavitù negli Stati Uniti, in Inghilterra si costituiva la prima federazione calcistica mentre a Londra veniva inaugurato il primo tracciato della metropolitana. A Ginevra nasceva la Croce Rossa e in un’Italia ancora in corso di unificazione, con Torino città capitale, veniva alla luce il Club Alpino Italiano. A Milano si sistemava il centro storico, con i lavori di allargamento di Via Torino mentre veniva accolto il progetto Mengoni per quella galleria che quattro anni dopo sarebbe stata dedicata al Re, Vittorio Emanuele II. All’ombra del campanile di Sant’Apollinare, il Sindaco era Giuseppe Gianella, vivevano 1232 anime e per quanto riguardava l’educazione scolastica il comune affittava a Giuseppe Migliavacca, per 82 lire all’anno, i locali della scuola maschile e a Francesco Galli, per 60 lire, i locali della scuola femminile. Oltre ai figli dei baggesi, le scuole comunali forgiavano le menti dei piccoli abitanti del Comune di Sellanuova, con le sue 330 anime, e con cui Baggio condivideva il mantenimento dei maestri. Grazie al buon collegamento stradale, le nostre elementari venivano preferite a quelle, altrettanto vicine, di Cesano Boscone.

A Baggio da diversi mesi andava intensificandosi il volume di “lagnanze” (lamentele) di esasperati genitori che chiedevano conto al comune per la condotta dei propri maestri. Entrambi assunti da diversi anni, quando il nostro borgo era ancora un modesto centro abitato del Regno Lombardo Veneto, sotto il Governo austriaco. La Signora Giuditta Barbieri, insegnava nella scuola femminile, era nata a Rozzano, aveva 61 anni e proprio due anni prima, nel 1861, aveva ottenuto un aumento di stipendio pari a 333 lire (circa 1530 euro odierne), per adeguarlo al minimo previsto per le maestre dalla nuova legge italiana; per i signori maestri la stessa legge prevedeva invece uno stipendio minimo di 500 lire (2300 euro). Questo è infatti l’onorario percepito dal Signor Giovanni Marelli, sacerdote e insegnante nella scuola maschile. Su quest’ultimo le informazioni sono assai carenti.

Gli elementi certi e incredibili di questa vicenda emergono dai verbali dei Consigli Comunali nei quali vengono rese note le “frequenti lagnanze di padri e madri sulla trascuranza degli orari scolastici troppo e senza una ragione, la poca istruzione diffusa causata anche da questa negligenza e i frequenti mali trattamenti usati verso gli alunni che si lagnano persino di percosse ricevute”. Ormai i genitori di Sellanuova, preferivano mandare i loro figli nelle scuole di Cesano Boscone, di Quinto Romano o di Quarto Cagnino piuttosto che in quel dramma di “lezioni irregolari e a lunghi intervalli interrotte dove i ragazzi vi vengono spesso maltrattati dai Maestri” vissuto nelle scuole di Baggio.

Entrambi i Comuni dal canto loro lamentavano anche un altro elemento, ritenuto forse più grave in quella giovane Italia, appena uscita dal periodo più appassionato del suo risorgimento: “il Maestro e la Maestra Comunali non sentono la missione ad essi affidata nella educazione di una generazione destinata ai futuri progressi della Nazione, e che essi medesimi in vece d’inculcare nei teneri animi l’amore alla Patria ed alle libere istituzioni del paese danno il pessimo esempio, di non interessarsi benché spressamente invitati colle scolaresche alle celebrazioni delle Festività Nazionali”.

Per “Festività Nazionali” si intendeva principalmente la Festa dello Statuto. Questa celebrazione si svolgeva la prima domenica di giugno ed era una festa liberale per celebrare la promulgazione dello Statuto Albertino. Per le amministrazioni locali era un onore prendere parte a celebrazioni collettive a cui erano invitati tutti i dipendenti pubblici. L’assenza ingiustificata doveva essere letta come una mancanza di rispetto verso le istituzioni, tanto più quando a queste celebrazioni i suddetti maestri avrebbero dovuto accompagnare i piccoli allievi. Il 31 maggio 1863 mancava una settimana alla Festa dello Statuto, così i Consigli Comunali, per evitare il ripersi di quanto già accaduto negli anni precedenti votarono per il licenziamento immediato e, attraverso l’intervento della Regia Prefettura per il Consiglio Provinciale delle Scuole si richiese immediatamente la nomina di “due supplenti interinali d’accordo con le Giunte di Baggio e Sellanuova per non inceppare l’andamento della istruzione elementare”. Nessuno contrario.

Al loro posto saranno assunti provvisoriamente la Signora Domitilla Verganti, per la scuola femminile e il Signor Giovanni Parini, dalla scuola di Quinto Romano, per le classi maschili. Il Comune, prima di confermare il licenziamento definitivo dei maestri precedenti decise comunque di udire le loro ragioni. L’8 novembre 1863 venne convocato un Consiglio Comunale nel quale Don Giovanni Marelli con poche parole tentò di spiegare la sua posizione: “Non mi sento obbligato come prete ad intervenire allo Statuto e che come Maestro Comunale in quella occasione non posso servire due padroni”. Queste parole non convinsero il Consiglio che confermò il licenziamento e aprì un concorso pubblico per il posto vacante da maestro. Vinse il concorso il Signor Giovanni Parini che nel 1865 rinunciò all’insegnamento a Quinto Romano per essere assunto a tempo pieno alle scuole di Baggio.

La Signora Barbieri Giuditta, rimasta vedova, non arrivò al Consiglio di Novembre, morì prima. Apoplessia. Se ne andò improvvisamente il 23 luglio. Venne sepolta nel vecchio cimitero, sotto l’attuale Piazza Anita Garibaldi. Il Comune la liquidò per sempre con poche parole “si è resa defunta e il posto è quindi vacante”, nominò stabilmente dall’anno successivo la maestra provvisoria, Signora Domitilla Verganti, con uno stipendio aumentato a 400 lire. Tutta questa vicenda fu presto dimenticata e a Baggio non si parlò mai più di loro. Fino a questo articolo, 149 anni dopo.