Questo articolo è stato pubblicato sul mensile “il diciotto” di Febbraio 2018. Prosegue il nostro viaggio attraverso la storia della Piazza d’Armi. Sul diciotto di gennaio vi avevamo raccontato le più antiche testimonianze umane e avevamo descritto lo sviluppo di questo antico territorio agricolo. Avevamo analizzato la presenza di strade, fontanili e cascine: elementi che caratterizzavano la campagna, ma che non erano tanto diversi da quelli che avremmo potuto trovare in altri territori che circondavano Milano.
Il giorno (simbolico) che ha segnato la cesura storica tra la vita rurale e l’arrivo della Piazza d’Armi è stato il 27 maggio 1910. Era un venerdì, e il consiglio comunale di Milano era riunito a Palazzo Marino. L’ordine del giorno prevedeva la presentazione da parte degli ingegneri Angelo Pavia e Giovanni Masera di un nuovo piano regolatore che da quel giorno avrebbe preso il loro nome. Tra le novità introdotte con il piano Pavia – Masera era stato previsto un nuovo spostamento per l’area riservata alle esercitazioni militari in un terreno agricolo posto ai margini dell’allora comune di Milano, proprio al confine con il comune di Baggio.
Da alcuni decenni infatti la Piazza d’Armi di Milano era in uno stato di trasloco permanente. La sua sede originale, ovvero lo spazio retrostante al Castello Sforzesco, dal 1888 era stato destinato a diventare parco urbano, oggi noto come Parco Sempione. Tra il 1888 e il 1910 la Piazza d’Armi era stata trasferita temporaneamente nell’area che avrebbe ospitato la Fiera Campionaria. Anche la principale caserma dell’esercito, il Castello Sforzesco, dal 1893 era stato ceduto al comune di Milano per essere trasformato nella sede di istituzioni culturali.
Anche il comune di Baggio era stato coinvolto nella questione dell’arrivo della “Nuova Piazza d’Armi” e nel Consiglio Comunale riunito il 10 giugno 1909 nella palazzina che oggi si affaccia su Piazza Stovani, era stata approvata la cessione di alcuni terreni al Comune di Milano e l’allargamento a venti metri della strada che portava a Baggio (oggi via delle Forze Armate) per consentire un agevole passaggio alle truppe che presto sarebbero arrivate.
Ad arrivare a Baggio, prima ancora dell’esercito e della caserma, furono però i capannoni della Società Anonima “Leonardo da Vinci” costituita a Roma nel 1907 dall’ingegnere milanese Enrico Forlanini. Questi possedeva già un hangar-officina a Crescenzago all’interno del quale conduceva esperimenti di volo con il dirigibile. Il primo dei suoi modelli, il Leonardo da Vinci, fece il primo volo ufficiale il 27 novembre 1909 e rimase in opera fino al primo febbraio 1910 quando era rimasto danneggiato in un incidente di volo.
L’emozione popolare verso questo nuovo mezzo di trasporto era fortissima e l’anno successivo era stata aperta una sottoscrizione pubblica, sostenuta dalla stampa milanese, per la costruzione di un secondo dirigibile da offrire al Regio Esercito. Dagli inizi di aprile per tutto l’autunno del 1911 si raccolsero complessivamente 261.000 lire, corrispondenti a quasi un milione di euro dei nostri giorni. Con questi fondi il Ministero della Guerra, interessato alle applicazioni militari del dirigibile, fornì a Enrico Forlanini aiuti e mezzi per costruire un vero e proprio aeroscalo militare in quell’area che il Comune di Baggio aveva appena ceduto al Comune di Milano.
Tra il 1912 e il 1913 l’hangar-officina di Crescenzago fu smontato e ricollocato a nord di questa nuova area e a questo si aggiunse l’hangar dell’A.R.I.A. (Attilio Ranza Industria Aerostatica) proveniente da Villapizzone. Il nuovo aerodromo predisposto dal Ministero della Guerra e la nuova officina della «Leonardo da Vinci» erano già operativi i primi giorni dell’agosto del 1913. Immediatamente partirono i lavori per la costruzione del secondo dirigibile dell’ingegnere Forlanini, il Città di Milano, il cui battesimo ebbe luogo il 21 dicembre 1913 nel corso di una solenne manifestazione al vicino ippodromo di San Siro.
A partire dal 1914 l’aerodromo, collocato nella categoria di «aeroporto di tappa per dirigibili in armamento ridotto» era operativo. L’anno successivo l’Italia entrò nella prima guerra mondiale e l’aerodromo di Baggio fu inserito nelle mappe del Ministero della Guerra come uno dei «Campi d’atterraggio» della rotta aerea Torino – Pordenone. Con la prima guerra mondiale molto sarebbe cambiato e si sarebbero poste le condizioni per la nascita di un nuovo clima politico che avrebbe portato nel 1923 allo scioglimento definitivo del Comune di Baggio e all’inizio della costruzione dei grandi edifici oggi presenti nell’area militare. Vi aspetto sul prossimo numero…