Le scoperte di nuove vicende legate alla secolare storia della vecchia Chiesa Sant’Apollinare continuano a destare grande interesse. Lo Studio Formica, rimasto nella memoria per il lavoro di ricerca e restauro della millenaria torre campanaria è tornato nell’antica parrocchiale per tentare di far emergere nuovi particolari. Dai dati raccolti dal Professor Formica (Docente di restauro a Brera) e dal suo team, sarà forse possibile svelare altri segreti contenuti nella struttura, tra gli scuri mattoni e gli affreschi di quella Chiesa, che fu a suo tempo una cappella privata di proprietà della famiglia Da Baggio e sulla quale ad oggi, purtroppo, non disponiamo di una documentazione continuativa.

Una consolidata tradizione, sulla quale non può per ora essere stabilita una precisa verità, collega l’edificio di culto ad Anselmo Da Baggio, poi Papa Alessandro II (prima metà dell’undicesimo secolo), il quale, in alcuni documenti viene citato come il fondatore e in altri come l’autore di un semplice intervento di ampliamento di un edificio precedente.

Certo è che da sabato 9 settembre 1628, data della sottoscrizione del contratto di utilizzo tra Don Anselmo da Baggio, proprietario della Chiesa, sollecitato dal Cardinal Federico Borromeo, e gli abitanti di Baggio, sia divenuta parrocchia autonoma. Destino volle, quasi beffati da una clausola contenuta nel contratto, il quale ne prevedeva solamente “il semplice e puro uso”, che nei secoli successivi per i baggesi non sia stato possibile effettuare alcun tipo di intervento sulla già ammalorata struttura.

Da quel 1628, l’anno dell’istituzione della Sagra, passarono i secoli per i baggesi nella speranza che la famiglia Da Baggio prima e i Nobili D’Adda poi si interessassero alla manutenzione della storica struttura di loro proprietà. Fino al 1825, quando una nota della Imperial Regia Delegazione Provinciale rispondendo al Nobile Pallavicino (il beneficiario) definì per la prima volta dalla data della concessione il soggetto che si sarebbe dovuto fare carico della spesa di ristrutturazione, ovvero la Parrocchia e il Comune. Tanti, troppi anni erano trascorsi per quegli antichi mattoni e nelle cronache dell’epoca si legge: “La detta chiesa di Baggio ha sofferto il deterioramento e grande spesa abbisogna per impedire che essa cada e si distrugga”. Lentamente la Chiesa cedeva sotto il peso dei suoi anni.

Da quel momento per il Comune di Baggio e la relativa Parrocchia ha avuto inizio quella storica diatriba sul destino della secolare Chiesa con l’allora patrono, il Marchese Ferdinando D’Adda, conclusasi solo dopo cinquant’anni attraverso l’acquisizione della stessa Chiesa e del suo terreno da parte del Comune (durante quegli anni l’edificio verrà trattato come un bene Comunale di pubblica utilità), il suo abbattimento definitivo, e la consacrazione di quella attuale, avvenuta per mano del delegato Arcivescovile Andrea Reina, poi Parroco, il 31 ottobre 1875. Durante i lavori, dal terreno emersero numerose tracce del suo millenario passato. Una misteriosa statua romana, ancora conservata nel giardino retrostante nascosta agli occhi dei passanti, tre capitelli del I, II e IV secolo dopo Cristo, di cui uno esposto nel primo cortile del Civico Museo Archeologico e gli altri giacenti in deposito e altro materiale di minor pregio, ma indubbiamente di grande interesse, riutilizzato a scopo edilizio.

Eppure già nel 1857, con quindici anni di anticipo, sulla Grande Illustrazione del Lombardo Veneto si leggeva, “L’antica parrocchiale edificata da Alessandro II, dedicata a Sant’Apollinare quanto prima verrà ricostruita e di maggiore ampiezza per la cresciuta popolazione”. Come mai tanta sicurezza proprio nel mezzo di una delle diatribe più lunghe della storia del Comune di Baggio?

Null’altro vogliamo riportare della completa analisi storica fornitaci dal Professor Franco Sciardelli con la pubblicazione edita dal “diciotto” nel 1987, dal titolo “L’abbattimento della Basilica di Baggio”. Per quanto riguarda le notizie materiali sulla Chiesa abbiamo il dovere di pazientare nell’attesa degli studi del Professor Formica, nel frattempo per la preparazione della mia tesi di laurea magistrale sulla storia del Comune di Baggio ho ritrovato, fra le numerose copie dei documenti in deposito al diciotto, alcune curiosità che mi porteranno ogni mese a raccontarvi alcune vicende meritevoli di nota legate alla storia del nostro Comune.

Ho voluto qui solamente riportare due nuovi tasselli, come un puzzle, da comporre attraverso la galante mano della storia, per tentare di colmare un vuoto. Nella sopraccitata pubblicazione vi è infatti un salto temporale tra il rifiuto del Nobile Ferdinando D’Adda del 29 Novembre 1845, con cui ancora negava aspramente al Comune e alla Parrocchia qualsiasi tipo di intervento sulla Chiesa, arrivando fino a suggerire di costruirne una ex novo il altro loco, e la delibera del Comune di Baggio “sulla costruzione della nuova chiesa parrocchiale a carico dell’estimo comunale” del 31 maggio 1863.

Dallo studio sugli archivi del Comune di Baggio, sono infatti emersi due verbali del Convocato generale degli estimati, in cui vengono verbalizzate due sedute, una del 28 febbraio 1854, presieduta da Giovanni Nava Parroco di S. Vittore al Corpo in Milano e l’altra del 18 gennaio 1858, presieduta da Brivio Filippo. In quel periodo, ribattezzato poi dalla storia il “decennio di preparazione” alla Seconda guerra d’indipendenza e alla cacciata da Milano degli austriaci, a Baggio si discuteva anche dei progetti di ampliamento della Chiesa parrocchiale.

Nel primo verbale datato 17 febbraio 1854, vi è infatti menzionata una donazione di Lire austriache 8.000 (corrispondenti più o meno in potere d’acquisto odierno a 30mila euro, dati ISTAT) che il Patrono (Marchese D’Adda, il quale proprio dieci anni prima aveva negato alcun intervento) e il Beneficiario (Nobile Pallavicini) concedono al Comune di Baggio per effettuare opere di ricostruzione, di adattamento o altro. Al resto dovrà provvedere il Comune stesso il quale affida con dieci voti favorevoli e quattro contrari alla Delegazione Provinciale di individuare dei periti (verranno poi nominati gli ingegneri Pietro Aloardi ed Ettore Campilio) e di stilare un progetto di “riparazione e ampliamento, affinché possa servire alla popolazione, che non debba versare se non nel senso di allungare la Chiesa nella parte anteriore”, al cui costo della realizzazione verranno utilizzate le sopraccitate 8.000 lire e la restante parte sarà a carico delle anime del Comune, non solo di Baggio, ma anche degli allora Comuni di Muggiano e Sellanuova.

Il progetto viene così approvato il 6 dicembre 1857 e portato al Convocato degli estimati di Baggio il 18 gennaio 1858. Durante la discussione il procuratore dell’estimato Angela Galli sostiene che un semplice allargamento non permetterebbe ugualmente di contenere la popolazione della parrocchia arrivata a contare 1.400 anime e suggerisce l’erezione di una nuova Chiesa. La proposta avanzata non ha un seguito immediato e si sceglie, dando seguito alla scelta fatta il 17 febbraio 1854 di effettuare solamente un ampliamento con riparazione della struttura esistente da praticarsi nella parte inferiore dell’attuale Chiesa e con la sola demolizione della facciata. Il costo del progetto è stimato a 20.962 lire Austriache (in potere d’acquisto odierno, circa 80mila euro, dal quale si evince un diverso costo della manodopera) di cui 8.000 lire già donate e le restanti 12.962 lire dovranno essere raccolte dalla popolazione e versate su libretto alla Cassa di risparmio di Milano.

Ecco allora spiegata la fonte di cotanta sicurezza, con cui la Grande illustrazione del Lombardo Veneto ha riportato anzitempo la notizia della ricostruzione dell’antica parrocchiale edificata, quasi certamente su un più antico edificio, circa ottocento anni prima e di cui, ad oggi, non disponiamo di alcuna raffigurazione, solamente di una mappa dettagliata redatta nel 1662 in occasione di una visita pastorale e di alcune descrizioni lasciateci da dotti visitatori o benefattore di diverse epoche. Questa storia ha ancora numerosi buchi neri da riempire attraverso il seme dello studio, innaffiato da una buona dose di curiosità.